Il Sile

La prima fonte letteraria che parla di fluvius Silis è la Naturalis historia di Plinio il Vecchio del 77 d.C.

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Descrizione

La prima fonte letteraria che parla di fluvius Silis è la Naturalis historia di Plinio il Vecchio del 77 d.C. Continua a far discutere il fatto che il naturalista romano nomini il Sile e non faccia alcun riferimento al Piave, per cui alcuni avanzano l’ipotesi che da Treviso alla foce i due fiumi procedessero in un unico corso. In realtà, le indagini geomorfologiche dicono che il Sile, in età romana, seguiva un percorso molto simile a quello attuale che ha uno sviluppo complessivo di circa 85 chilometri con andamento ovest-est dalle sorgenti a Treviso (21,8 km) e nord-sud dalla città alla foce (62,2 km). Agli inizi del 1800, la vasta area delle risorgive e il primo tratto conservano ancora qualche carattere dell’originario andamento meandriforme, ben documentato dalla cartografia del XVI secolo. Gli interventi che maggiormente stravolgono la sua morfologia avvengono nei primi decenni del 1900 con la bonifica di vaste aree paludose e la creazione di un alveo rettilineo destinato a raccogliere le acque dei numerosissimi fontanassi (polle sorgive). Lo scavo della Nuova Corbetta (1927) e del Canale di Gronda (1969) abbassa di quasi due metri il livello di falda, rendendo salubri e coltivabili diversi terreni, ma decretando la fine di una zona umida. Le aree di bosco planiziale e quelle paludose presenti nel tratto che va dalle sorgenti a Morgano diventano sempre più residuali fino quasi a scomparire. Centinaia di risorgive (fontanassi) vengono interrati o vedono esaurirsi la spinta dell’acqua che li alimenta. Il Parco del Sile, istituito nel 1991, non riesce preservare le biocenosi di pregio e a incentivare pratiche agricole ecocompatibili. I numerosi percorsi escursionistici nell’Alto corso del Sile consentono oggi un approccio più corretto ad un fiume che evoca storia e pregio ambientale.

Modalità di accesso:

Accessibile a piedi.

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Pagina aggiornata il 29/01/2024